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L'alta formazione musicale in Italia

INTERVENTI

 

Dove va l'alta formazione musicale?

Lo stato dell'opera: conversazione con Paolo Rotili
 

Paolo Rotili, compositore, è stato eletto direttore del Conservatorio di Latina. Entra in carica con il novembre 2012.

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Come vedi lo “stato dell’arte” del nostro settore, e del processo di riforma

Quasi non mi ricordo quando tutto è cominciato… so solo che ero giovane! Ora, canuti e stanchi ci siamo quasi! …quasi … si avvicina la fine. Della riforma … o del sistema? 

Sì, perché nel frattempo è arrivata la crisi, e la definizione delle ultime fasi – procedure di selezione del personale, verifiche di qualità, accorpamenti, relazione tra struttura pubblica e quella privata, ecc. - si intreccia con i programmi di ”revisione della spesa”.

E’ evidente che il momento è difficile e tutto rischia di saltare o di assumere una veste negativa solo per motivi di risparmio. Sento pesantemente, da un lato, il tentativo furbesco di alcuni di non tenere conto delle regole, cercando soluzioni personalistiche – individuali o istituzionali che siano – e dall’altro, lo sconforto di quanti hanno sempre fatto il proprio dovere, e anche  bene, e si sentono fragili, in balia degli eventi, defraudati della propria dignità di docenti e lavoratori.

Quali sono secondo te le cause di fondo di tanta lunghezza nell’attuazione della 508?

Potremmo dire che ciò che è accaduto al nostro settore è la metafora di quanto accade in Italia nel suo complesso. La lunghezza è frutto di una lotta dilaniante tra ministero, sindacati, resistenze culturali e spinte innovative del personale docente, spesso con preoccupazioni volte più a impedire che a costruire, e senza una visione complessiva del fenomeno. Come ebbi a dire sempre su questo sito (“troppa politica per nessuna politica”), un deficit di politica, in un quadro dove ognuno tirava (e mi sembra tiri ancora)  la coperta dalla propria parte infischiandosene di cosa si doveva e deve realizzare. E’ mancato l’interesse per l’obiettivo generale: costruire un sistema di formazione per le generazioni future. Ci si è preoccupati di tutelare l’esistente, anche quando nascondeva oggettive situazioni di privilegio, non si è badato alla qualità, si è cercato un aumento retributivo  non si sa bene su quale base (ah si!, siamo universitari…).

La natura non fa salti, ma neppure la storia: ad un certo punto i nodi vengono al pettine. Al vuoto di politica (ripeto, troppi politicanti e nessuna politica globale) non si pone rimedio. Ora siamo commissariati da un gruppo di eccellenti tecnici che devono salvare i conti italiani ed evitare il disastro. In questo contesto è difficile fare delle scelte giuste, si rischia, come si dice, di buttare il bambino con l’acqua sporca.

Ma quale è il bambino? È la grande tradizione musicale italiana e l’acqua sporca è l’idea che una struttura verticale come il vecchio conservatorio e che serviva tutte le fasce di età e competenza, possa essere trasformata tout-court in una fascia di studi superiori. Questo comporta due ordini di conseguenze: 1) incongruente relazione numerica tra docenti e studenti con il conseguente rischio di sotto-utilizzazione; 2) poco chiara definizione dei livelli e della qualità della formazione nei primi anni di studio. 

Il paradosso è che i Conservatori italiani sono pieni zeppi di studenti, ma ci dobbiamo preoccupare lo stesso per i livelli occupazionali, per la logica stessa della riforma e per la spinta che ancora alcuni sindacati producono. Nel miraggio dello stipendio aumentato molti colleghi in passato hanno creduto. Oggi leggo una chiara preoccupazione e credo che tutti preferiscano la sicurezza dello stipendio attuale a salti nel vuoto.   

Personalmente non vedo male una politica di accorpamenti, guidata seriamente, ed una selezione del personale per individuare chi, eventualmente, può utilmente e giustamente insegnare a livello del biennio di specializzazione. Credo che la strada maestra ieri come oggi, siano sempre i concorsi.

Come vedi la prospettiva di accesso all’afam di istituzioni non statali?

Premesso che il mio auspicio va a una modifica del quadro generale attuata mediante selezione del personale, e indirizzata all'innalzamento della qualità nelle istituzioni statali, il problema, come altri hanno già messo in evidenza, è lo strabismo delle regole. Se alle istituzioni private è data facoltà di scegliere come vogliono il personale, individuando i migliori, alla pubblica deve essere data la stessa possibilità. Ma questo va a cozzare con la tutela dell’impiego dei lavoratori.

Un nodo politico non risolto, e non solo nel nostro settore, è quale tipo di mercato del lavoro si vuole: di tipo privatistico con poche tutele, o pubblico, spesso assistenziale, ma tutelato?

Sin quando questo aspetto non viene risolto, sono personalmente contrario alla confusione tra pubblico e privato.  Del resto alcune Accademie private sono state già state accreditate e non si capisce con quali criteri. Come dicevo prima, c’è sempre qualche furbo che ha ‘entrature’ per fare quello che gli pare. Più che ad uno Stato regolato da leggi uguali per tutti, l’Italia sembra sempre più una maionese impazzita di interessi privati nei luoghi della  pubblica amministrazione.

Il processo di riforma ha investito in modo significativo, oltre all’architettura curricolare, anche contenuti e metodi dell’insegnamento? e la “classe docente” ha espresso una spinta riformatrice, o in prevalenza ritiene preferibile l’ordinamento precedente?

Qui dipende molto, purtroppo, dai singoli docenti o, nel migliore dei casi, dalla buona tradizione culturale di alcune istituzioni. Voglio dire che i contenuti e i metodi dell’insegnamento di chi ha sempre mostrato interesse verso la ricerca didattica, verso l’innovazione, sono stati cambiati e/o aggiornati e la nuova architettura ha fatto solo da quadro di riferimento. Al contrario, per chi delle novità culturali degli ultimi trenta/quaranta  anni ha fatto sempre a meno, il problema è stato solo trovare il modo di ‘incastrare’ il vecchio nel nuovo. 

La qualità dell’insegnamento nelle istituzioni afam dopo la riforma è adeguata agli standard europei?

Sinceramente non sono in grado di avere un quadro chiaro su questo punto. Quello che mi sento di dire è che non sono sicuro che con il nuovo sistema, ad oggi, sia migliorata l’offerta formativa e si siano preparati musicisti migliori. Anzi, con la ricerca spasmodica di acquisire studenti di livello accademico, il livello mi sembra peggiorato. 

Visto il modesto esito della riforma dei licei, il sistema delle istituzioni musicali afam ha come fine primario la formazione dei professionisti della musica o la possibilità di dare accesso, a chi la desideri, a una formazione/educazione musicale significativa, che il sistema scolastico non offre?

Qui tornerei al problema politico iniziale. Se il Conservatorio è una struttura che comunque si occuperà di tutti i livelli della formazione, dalla base alla specializzazione (anche con una articolazione interna, come a seguito della riforma), è lecito che copra un po’ tutto lo spettro delle esigenze della popolazione. I Licei musicali sono una possibilità parallela. I Conservatori potrebbero sussistere anche parallelamente per chi non intende far studiare i figli in un Liceo musicale. Del resto in Europa esistono istituzioni di alto livello che hanno al loro interno corsi preaccademici, accademici e per gli amatori di musica. Se non ci inchiodiamo ad inutili schematismi e  rigidità, e se non pretendiamo di avere un passaggio ad altro ruolo, possiamo continuare a fare un ottimo lavoro, come nel passato, senza paure.

 luglio 2012

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