Il liceo musicale, le
scuole a indirizzo musicale, l’alta formazione:
si comincia a costruire un sistema. Lo stato dell’arte, gli errori da evitare.
Colloquio con Ciro Fiorentino, referente nazionale del Coordinamento
dell’Orientamento Musicale e componente del gruppo di lavoro per il liceo
musicale del MIUR.
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Ciro Fiorentino, chitarrista,
è stato insegnante di Educazione musicale nella scuola media dal 1978 al 1996.
Successivamente è passato all’insegnamento dello strumento nelle scuole medie a
indirizzo musicale. È autore di un Metodo di base e di diverse raccolte
didattiche per il suo strumento. È il Referente nazionale del Coordinamento
dell’Orientamento Musicale (COMUSICA), cui aderiscono 2855 docenti
presenti in 950 scuole. Fa parte del Gruppo di lavoro sui licei musicali
del MIUR, collegato con la “cabina di regia” sulla riforma dei licei, presieduta
da Max Bruschi.
Sergio Lattes
– Poiché
il nostro colloquio ha per primo tema il nuovo liceo, cominciamo proprio
dal gruppo di lavoro di cui fai parte.
Ciro Fiorentino
– Il gruppo è coordinato da Emanuele Beschi, docente di viola al
Conservatorio di Milano e rappresentante del Ministro nel CNAM. Ci sono
poi Lorenzo Bianconi (professore di Musicologia e Storia della musica
all’Università di Bologna), Flavia
Pappacena (dell’Accademia nazionale di danza), Ettore Borri (direttore
del Conservatorio di Novara), Marco
Fracassi (docente di Organo nell’Istituto musicale
pareggiato di Cremona), Francesco Possenti (docente di Pedagogia per il
corso di Didattica al Conservatorio di Latina). Ci siamo riuniti per la
prima volta all’inizio di novembre 2009. Come sai, prima di noi ha
lavorato un altro gruppo, presieduto dal M° Bruno Carioti e comprensivo
dei direttori dei Conservatori e dei dirigenti scolastici degli istituti
secondari di II grado in cui sono presenti licei musicali.
SL
Avete “ereditato” il
loro lavoro, c’è continuità fra i due gruppi?
CF
Dovrebbe esserci,
anche se non c’è stato un passaggio formale delle consegne. Abbiamo però
chiesto, e di fatto ricevuto, parte del lavoro del gruppo precedente.
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Il nuovo gruppo di
lavoro |
SL
Allora: a che punto è
il liceo musicale?
CF
E’ difficile dare risposta dopo sole tre riunioni. Ti dirò le mie
impressioni. La prima è che ci sia una forte volontà politica di far
partire i nuovi licei, e questo anche per ragioni economiche. Tieni
presente che se il liceo musicale è nuovo e comporta un aumento di
spesa, per tutti gli altri è prevista una riduzione. Il liceo musicale
potrebbe effettivamente essere attivato dal 2010, nonostante tutte le
difficoltà di cui ti dirò subito. La seconda lettura dello schema di
regolamento per il riordino dei licei dovrebbe avvenire in Consiglio dei
Ministri subito dopo le vacanze di Natale (una volta acquisiti i pareri
obbligatori: Conferenza Stato-Regioni, VII Commissione parlamentare,
Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione, Consiglio di Stato:
alcuni sono già arrivati, altri hanno una scadenza definita entro
dicembre) e con tale atto lo schema di regolamento sarà immediatamente
in vigore.
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Lo stato dell’arte per
il liceo musicale
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Le difficoltà nascono dal calendario. Buona parte delle
scuole superiori hanno già predisposto la presentazione dei loro
indirizzi agli alunni delle classi terze delle scuole medie. Ma i
modelli di piano orario cambieranno con il nuovo sistema, e con essi
molti aspetti organizzativi. Sembra invece in via di superamento
l’attivazione anche per le classi seconde (come era inizialmente
previsto), anche se ciò comporta dei costi, o meglio, dei mancati
risparmi, che erano invece già stati messi a bilancio dal Ministero
delle Finanze. Il liceo musicale, quindi, sarà presentato alle famiglie
con un notevole ritardo, rispetto al calendario consueto, e ciò
sicuramente qualche problema in prima applicazione lo creerà.
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Difficoltà: il
calendario delle iscrizioni |
C’è poi il problema delle convenzioni con i Conservatori:
una parte dei licei musicali (probabilmente cospicua nelle intenzioni
della Amministrazione) nascerà in convenzione. Ma quanto tempo ci vorrà
per arrivare a delle convenzioni laddove non ci sono già dei rapporti
attivati? Nei Conservatori dove c’è già il liceo sarà probabilmente più
facile trovare l’istituto partner ed elaborare la convenzione, ma nelle
altre realtà la strada sarà più complicata. Per i dirigenti scolastici
risulta indispensabile raccogliere le iscrizioni entro la fine di
febbraio ed è quindi prima di questa data che devono essere individuate
le 40 scuole, che il regolamento indica come tetto per il quale è stata
prevista la relativa copertura di spesa. Ma l’impressione che ho
ricavato nelle numerose iniziative che si sono svolte in questi mesi è
che la domanda delle scuole sia molto forte e non ci saranno problemi a
coprire questo spazio, anzi, se dipendesse solo dalle richieste delle
scuole e dalla domanda dell’utenza il loro numero sarebbe sicuramente
molto più elevato.
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Problemi delle
convenzioni |
SL
Questa è
un’informazione interessante. Però 40 licei non sono il sistema organico
che la 508 indicava come precondizione perché i Conservatori
abbandonassero la fascia “di base”, cioè tutto quello che precede l’alta
formazione.
CF
40 non è certamente
il numero dei licei a regime. E’ il numero possibile rimanendo nel tetto
di spesa che il Ministero ha reso disponibile per quest’anno, ed è un
primo passo. Laddove ci fosse una disponibilità economica di Enti locali
ad assumersi la maggiore spesa, il numero potrebbe salire anche
nell’immediato. Per esempio in Lombardia, se Bergamo ha investito nel
suo IMP, perchè altre province prive di un Conservatorio o di un IMP non
potrebbero decidere di investire in un liceo musicale? Vorrei ricordare,
inoltre, che la domanda d’istruzione musicale è fortissima, e gli Enti
locali già oggi sono costretti a sovvenzionare scuole civiche e/o
private per soddisfarla. Penso che non saranno pochi i Comuni che
potrebbero preferire investire questi fondi nell’istituzione del nuovo
liceo musicale, che in quanto scuola media superiore gode anche del
supporto della Provincia.
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Quanti saranno i licei |
E’ bene chiarire che i 40 licei sono già a bilancio.
Ci potrà essere però qualche risparmio: per esempio nel caso delle
convenzioni con i Conservatori, quando docenti del Conservatorio non
abbiano bisogno di ore aggiuntive perché non hanno la cattedra completa.
Per fare un altro esempio, nel Conservatorio di Milano già oggi molti
docenti insegnano a studenti del liceo nel loro orario di cattedra.
Queste ore d’insegnamento potrebbero passare nella convenzione senza
aggravio o con un aggravio ridotto di spesa. La convenzione dunque
potrebbe portare a qualche risparmio rispetto all’istituzione di un
liceo musicale ex novo. Anche per il costo degli strumenti la
convenzione potrebbe essere vantaggiosa per il sistema nel suo
complesso.
A questo proposito, però, siccome si pensa sempre a costi
proibitivi per gli strumenti musicali, vorrei introdurre una
considerazione. Gli strumenti musicali e l’insonorizzazione delle aule
hanno sì costi elevati, ma sono un investimento a lungo termine, mentre
il costo di un laboratorio d’informatica, dove tutte le macchine ogni
due anni diventano obsolete, richiede investimenti continui. Inoltre, va
ricordato che non mancano gli esempi di Enti locali, come dicevo
poc’anzi che già per le SMIM hanno dimostrato una certa disponibilità
finanziaria.
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I costi |
SL
Uno degli aspetti cruciali che non è ancora chiaro, è come si arriverà
all’individuazione delle sedi.
CF
A norma, questa
responsabilità è costituzionalmente riservata agli Enti locali. Il
Ministero dovrebbe dare indicazioni di metodo, come i criteri della
distribuzione geografica, i requisiti necessari (aule, parco strumenti
ecc.). La scelta di merito dovrebbe essere degli Uffici scolastici
regionali e provinciali. Se sarà privilegiata la forma della convenzione
con i Conservatori, questo ovviamente avrà influenza sulle sedi. Devo
dire che la partenza con un numero relativamente limitato di licei, alla
luce della ristrettezza dei tempi con cui dovranno essere prese tutte le
decisioni, non è un male perché, trattandosi di una novità assoluta e
radicale, ciò renderà possibile un serio ed approfondito monitoraggio
delle esperienze che verranno attivate, al fine di tarare ed
eventualmente apportare modifiche per le scelte successive.
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L’individuazione delle
sedi |
Comunque, convenzione o no, il problema sarà quello della
qualità. Intanto il riordino generale dei licei dovrebbe rimettere in
discussione quella gerarchia non scritta che dispone i licei lungo una
scala, in cima alla quale sta il classico, e in basso l’artistico. Il
liceo musicale potrebbe scompaginare questo schema, e potrebbe
collocarsi in una buona posizione.
Dipenderà molto dalla qualità, e non dico solo quella
dell’insegnamento musicale ovviamente, ma anche quella dell’intero
quadro disciplinare. Il liceo infatti ospiterà sia ragazzi che poi
proseguiranno i loro studi nell’alta formazione musicale, sia ragazzi
che andranno all’università verso altre strade. Ed è importante che sia
un liceo di qualità anche per costoro.
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La qualità |
Dipenderà molto, anche,
dall’atteggiamento dei Conservatori. Se questi vedranno nel liceo solo
la minaccia della cosiddetta secondarizzazione, il rapporto non potrà
che essere conflittuale, e questo non gioverebbe al sistema. Se, invece,
come spero e penso debba essere, i Conservatori vedranno nei licei
musicali l’effettiva creazione di
una struttura piramidale (di cui l’alta formazione è la cima), che,
favorendo un notevole allargamento della loro base di accesso, li
porterà nel tempo a un innalzamento del loro stesso livello qualitativo,
allora i frutti potranno essere particolarmente positivi.
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L’atteggiamento dei
Conservatori |
E dipenderà, infine, dalla capacità dell’Amministrazione
di fare una seria programmazione territoriale. Se si aprisse un liceo in
un ambito territoriale in cui non sono presenti scuole medie a
indirizzo, ad esempio, direi che iniziamo male. Ricordo l’esperienza
delle scuole medie a indirizzo, dove è previsto l’obbligo di avere
almeno quattro specialità strumentali diverse (prima l’organico era
maggiormente determinato dalla richiesta dell’utenza). Dove ci sono due
scuole vicine, è evidentemente opportuno che non ci siano gli stessi
4 strumenti, e questo aspetto non può essere demandato unicamente
alle singole scuole, è indispensabile una programmazione, che è sempre
mancata: in questo momento la decisione spetta al collegio docenti della
scuola che apre l’indirizzo musicale, ed è chiaro che, in assenza di una
programmazione provinciale e/o regionale, il collegio tende unicamente a
seguire la domanda. Il risultato è che nell’intera provincia di Milano,
per fare un esempio, c’è una sola cattedra di violoncello, su oltre 50
corsi ad indirizzo, così come per tromba e oboe.
SL
Questo precedente sembra poco incoraggiante per il liceo nascituro...
CF
Laddove gli Uffici scolastici regionali funzioneranno bene, credo si
potrà fare meglio. Un esempio di buona programmazione è quello della Val
d’Aosta, che dovendo attivare negli ultimi anni le SMIM ha programmato
attentamente sia la distribuzione geografica delle sedi, sia le
specialità strumentali. Anche le convenzioni con i Conservatori
potrebbero essere uno strumento di buona programmazione: potrebbe essere
il Conservatorio a esigere, in sede di convenzione, una razionale
ripartizione delle ammissioni fra le varie specialità strumentali. Se si
seguirà solo la domanda, si avrà uno squilibrio a favore di pianoforte e
chitarra.
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La capacità di
programmazione |
SL
Veniamo al livello di
accesso. Questo è un argomento cui nei Conservatori ci sono molte
preoccupazioni.
CF
Per quel che si può vedere ora, si ipotizza un accesso con un livello
equivalente, facendo riferimento un po’ impropriamente al vecchio
ordinamento, a un secondo corso finito, così da consentire l’uscita dal
liceo a un livello di settimo corso. E’ però evidente che la selezione
potrà avvenire a livello più alto nella misura in cui la domanda sarà
maggiore dell’offerta: se così non fosse, la selezione sarà
inevitabilmente più blanda (e questo credo avvenga anche nei
Conservatori o nelle Università): nessuna istituzione privilegia la
selezione al punto da automutilarsi.
SL
Il liceo musicale
comporta la possibilità – e sarebbe certo un bene – per lo studente di
fare la sua scelta professionale dopo la maturità, e non prima. Questo
però significa che la nuova struttura dovrà essere abbastanza “elastica”
ed efficiente da ospitare, al quinto anno, uno studente che è in
procinto di tentare l’accesso all’alta formazione e un altro per il
quale la musica rimarrà una componente della sua formazione generale, e
la sua scelta andrà in altra direzione. I Conservatori invece tendono ad
anticipare il più possibile la selezione professionalmente orientata
(più o meno, a seconda della domanda di ammissione, come giustamente
osservavi prima).
CF
La norma generale
prevede già un’elasticità dell’orario intorno al 20-30% concesso
all’autonomia didattica degli istituti. Inoltre, si prevede, per
esempio, che al quinto anno le due ore di lezione di strumento siano
dedicate solo allo strumento di vocazione, e non al secondo strumento,
per lo studente che è già orientato. Laddove lo studente che andrà – che
so – al Dams, il quinto anno potrebbe essere concentrato diversamente.
La flessibilità nel mondo della scuola è in realtà più ampia di quanto
non si applichi correntemente. Del resto la stessa situazione esiste già
oggi nella scuola media a indirizzo. Nelle “terze” ci sono ragazzi che
potrebbero frequentare un liceo musicale (e non di rado sono più avanti
di un terzo anno di Conservatorio), e ragazzi che concluderanno qui la
loro formazione musicale, e saranno comunque dei buoni ascoltatori di
musica. Questa compresenza avviene senza problemi, né per i ragazzi (ai
quali le procedure didattiche consentono di collaborare fra loro
nonostante i dislivelli) né per la scuola.
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Il livello di accesso
al liceo
Problemi di flessibilità: formazione culturale o preparazione
pre-professionale?
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Certo, si tratta anche di ribaltare i modelli di
apprendimento. Il docente che dovrà impostare la propria azione
didattica per uno studente che studia quello strumento come secondo,
dovrà imparare a rapportarsi a lui diversamente che con il ragazzo che
studia quello strumento come primo. Allo stesso modo in quinta
liceo potrebbero essere compresenti uno studente, pianista per esempio,
che si appresta a fare concorsi, e uno che si appresta a fare
l’operatore musicale, e per lui il pianoforte sarà lo strumento per fare
presentazioni, o per accompagnare estemporaneamente un gruppo di
bambini, e via dicendo. Questo non è un problema di strutture, è una
questione di adeguamento dei modelli didattici e della mentalità del
docente-strumentista, che al momento è da venire.
A questo proposito bisogna ricordare che le scuole medie
hanno ristrutturato interamente i loro modelli didattici. Se si guarda
agli stessi testi per l’apprendimento strumentale di base (in
particolare quelli utilizzati nelle SMIM) risulta evidente l’evoluzione
che si è determinata rispetto ai testi che noi usavamo vent’anni fa.
Spesso ci si sofferma unicamente alle differenze di carattere grafico e
di repertorio, ma ancor più profonde sono, invece, le modifiche
apportate a seguito dell’esperienza didattica maturata sul campo.
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I modelli di
apprendimento |
SL
Questo ci conduce al
tema dei contenuti dell’insegnamento. I famosi “OSA” (obiettivi
specifici di apprendimento).
CF
E’ bene chiarire che
non c’è ancora un testo ufficiale: sarà emanato, contestualmente per
tutti i licei, subito dopo il regolamento che li attua. Su questo tema
ha lavorato molto la commissione precedente, che a sua volta ha ripreso
la stesura già predisposta dalla commissione che se ne era occupata nel
2005. Penso che sarà possibile qualche ulteriore ritocco, anche alla
luce delle recenti modifiche apportate al piano orario.
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I contenuti
dell’insegnamento |
SL
Il fatto che siano
state sentite successivamente due commissioni fa pensare a due filosofie
in contrasto fra loro.
CF
Questo, se c’è, non
riguarda gli OSA ma aspetti più generali. Certo il liceo è terreno dove
devono incontrarsi due culture diverse: quella della scuola e quella dei
Conservatori, i cui modelli pedagogici di riferimento sono
sostanzialmente differenti. L’uno è governato dalle regole generali
della formazione, e in esso sono più presenti le esigenze pedagogiche
delle diverse fasce di età, l’altro privilegia la formazione tecnica e
ha sinora previsto che un unico docente si rivolgesse a ogni fascia
d’età. Tuttavia queste due culture hanno da tempo aperto tra loro canali
di comunicazione, ed esiste un sostanziale riconoscimento reciproco.
Il problema della comunicazione fra le due filosofie non
riguarda tanto i docenti: molti docenti di Conservatorio sono stati
prima nella scuola media, e ci sono tuttora docenti nelle scuole a
indirizzo che aspirano all’insegnamento in Conservatorio. La questione
delicata è istituzionale e riguarda, semmai, la prospettiva di quando
i Conservatori dismetteranno la formazione di base, come è previsto
dalla 508. Su questo ci sono molte resistenze, in parte legate al timore
che il livello dei licei, in uscita, possa essere inferiore a quello
attualmente previsto per l’accesso al triennio; ma anche legate a
questioni d’altra natura, come il problema del possibile eccesso di
personale docente del settore AFAM nel momento in cui venisse totalmente
a mancare la formazione pre-triennio.
SL
D’altro canto la legge 508 prevedeva una procedura di verifica dei
requisiti e delle sedi, che portasse a una razionalizzazione del
sistema. Solo che, a quanto pare, non c’è stato finora il coraggio
politico di attuarla.
CF
Comunque il problema c’è. E nei Conservatori ci sono spinte
contraddittorie: quelle a considerare perenne, e non transitoria, la
presenza dei corsi di base nelle istituzioni – con conseguente richiesta
di modifica della 508; e viceversa quella ad abbandonare da subito la
formazione di base, espressa per esempio dal M° Bruno Carioti al recente
convegno sulla Didattica dello strumento nel curricolo verticale che si
è tenuto a Bologna alla fine di ottobre. Questa seconda posizione è
probabilmente anche collegata con il timore che la docenza non possa
essere compiutamente equiparata a quella universitaria, finchè si
occuperà anche della formazione antecedente.
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Due concezioni
antitetiche? |
Ma vengo a problemi pratici, anch’essi istituzionali. Se
le convenzioni prevederanno una prova di accesso al liceo musicale,
questa dovrà essere svolta per tempo, in modo tale da consentire a chi
non risultasse ammesso di potersi iscrivere ad un altro liceo. E le
iscrizioni si fanno a febbraio. Posso immaginare qualche tipo di deroga
per il primo anno, ma dal secondo certamente sarà così, e le convenzioni
dovranno prevederlo.
Inoltre gli allievi della terza media hanno una
formazione intensificata verso il tipo di scuola su cui sono orientati:
come potranno farla verso il liceo musicale, senza la certezza di
potervi accedere?
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Problemi pratici |
SL
Vorrei venire ora a
un tema delicato: chi insegnerà nel liceo musicale.
CF
La bozza di regolamento distingue chiaramente la figura del docente di
strumento da quelli delle rimanenti discipline di indirizzo e, se non
effettueremo delle modifiche su questo aspetto, da ciò deriverebbe una
ovvia tendenza dell’amministrazione ad utilizzare e/o ricollocare su
queste discipline le migliaia, di abilitati in attesa di assunzione.
Questo, di per sé, provoca una rigidità nelle scelte: ancora per fare un
esempio, nelle bozze che sono circolate sul riordino delle classi di
concorso non è presente Storia della musica. E’ chiaro che su questo
aspetto esistono posizioni diverse che tendono a distinguere le
necessità nella formazione dei docenti che diano la priorità o meno ai
laureati del DAMS.
Per l’insegnamento dello strumento è prevista la
convenzione con i Conservatori, e con Enti locali (vedi IMP). Inoltre è
previsto il ricorso, e non è chiaro in che termini, a personale
scolastico in organico o a fondi dell’istituzione scolastica. Già oggi
alcuni Istituti di II grado attuano su questa base delle sperimentazioni
musicali – per esempio a Milano il Tenca – utilizzando in parte
personale esterno, retribuito con il fondo d’istituto. Sono sì casi
particolari, ma con un appoggio nell’organico di fatto, in questa fase
iniziale, potrebbero coprire senza difficoltà quanto sarà lasciato
scoperto dalle convenzioni con i Conservatori.
Ciò che manca, al momento, è la possibilità di prevedere
un organico stabile, in particolare per l’insegnamento dello strumento:
per intenderci, io non potrò fare domanda di passaggio di cattedra, come
docente di ruolo, dalla media a indirizzo al liceo musicale, potrò
semmai richiedere un utilizzo. E’ verosimile anche che si faccia ricorso
alle graduatorie per l’insegnamento dello strumento nella scuola media.
Penso però, che prima che si possa prevedere la creazione di cattedre in
organico, l’amministrazione vorrà verificare se il modello regge.
Personalmente sono scettico sulla possibilità di avviare
tutti i licei in convenzione. Intanto questo rende impossibile
avviarli dove non c’è un Conservatorio. Poi bisognerà vedere quanti
Conservatori saranno realmente disponibili – ci vuole il consenso dei
docenti – a convenzionarsi: c’è il timore della “secondarizzazione”. E
non è del tutto infondato: il docente di Conservatorio che farà lezione
allo studente del liceo convenzionato a quale capo d’istituto dovrà fare
riferimento per la propria attività didattica? E quali obblighi avrà in
riferimento agli atti amministrativi della Scuola? Penso anche solo alle
valutazioni intermedie e finali, per non parlare del ruolo nell’esame di
maturità. Il docente di italiano o di matematica accetterà che la media
dello studente sia determinata da un docente che non viene a discutere
con gli altri il suo voto, e non va ai collegi
Ci sarà poi il caso in cui la singola convenzione non
copre tutto: per esempio potrebbero essere convenzionate solo alcune
cattedre, dove il Conservatorio abbia disponibilità di ore di docenza, o
di una strumentazione che il liceo non abbia (per esempio Organo).
Quanto al ricorso alle graduatorie per l’insegnamento
nella scuola media, viene qui al pettine un nodo del sistema. Il
Conservatorio non considera il proprio diploma di strumento titolo
sufficiente all’insegnamento dello strumento stesso: anche nelle scuola
media sono richiesti i titoli artistici, il diploma è sufficiente solo
per l’Educazione musicale. Sarà una contraddizione ma finora (sanatorie
a parte) è stato così. A maggior ragione questo principio dovrebbe
valere per il liceo. E’ vero che il nuovo Biennio abilitante cambia il
percorso e “salta” il punteggio artistico; ma è anche vero che questo
Biennio, programmato in funzione alla previsione delle esigenze di
organico per gli anni futuri della scuola, e considerando la vastità
delle graduatorie che non si esauriranno presto, potrebbe rimanere
sospeso per anni. Anche a regime, appena ci sarà un surplus di
abilitati, la selezione si farà sul punteggio artistico.
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Chi insegnerà? |
Per restare ai problemi pratici, ho l’impressione che il
mondo dei Conservatori, che è attento alle affermazioni di principio –
per esempio sulla necessità di preservare il livello della competenza
strumentale – ed è proteso a chiedere il “controllo scientifico” sul
sistema dei licei, sia poi poco attento alle questioni pratiche e
normative che possono determinare il successo o l’insuccesso
dell’operazione. Il mio rilievo non riguarda solo la commissione
precedente, ma anche quella di cui faccio parte: sono l’unico che viene
dal mondo della scuola, e qualche volta sono l’unico a porre questioni
di questo tipo.
Per esempio, nella commissione precedente si è molto
lavorato sugli OSA, ma non si è cercata la formalizzazione del principio
di un numero minimo di strumenti come requisito per l’attivazione di un
liceo. Questo influisce sulla possibilità di fare musica d’insieme, che
pure è un canale costitutivo del liceo. So che il tema è stato
affrontato, ma quello che conta sono le norme scritte: lo schema di
decreto non contiene ancora nulla sulla diversificazione dell’offerta in
termini di strumento musicale (e, nota bene, l’amministrazione ha alcune
migliaia di pianisti da sistemare....). Sul fatto che la lezione di
strumento sia individuale, non vedo ancora, per iscritto, una norma.
Anzi ho letto in proposito: lezione singola, componenti del gruppo: due.
Allora le due ore di strumento dello studente sono due ore per lui
o due ore in cui l’insegnante fa lezione a lui e a un altro? Potrebbe
essere ragionevole un’ora individuale per la lezione dello strumento
principale, e un’ora per due studenti quella del secondo strumento. Ma
dove è scritto?
E ancora: si è ragionato molto sul caso delle
convenzioni, ma cosa succederà nei licei non convenzionati? Al di là
delle dichiarazioni di principio, come, attraverso quali concreti
meccanismi, si garantirà che il personale del liceo sia reclutato al
livello più alto possibile – deve portare gli studenti a un livello di
settimo corso – rispetto a quello della scuola media? La stessa
riflessione sugli OSA, cioè sui contenuti, diventa una enunciazione di
desideri se prescinde dal piano orario. Ma le ore di strumento sono
passate recentemente da tre a due: con gli stessi OSA? E quanti docenti
di musica d’insieme ci saranno per un gruppo-classe? Si pensa di farlo
con un solo docente, anche nel primo biennio, quando il livello di
formazione strumentale dei ragazzi, per alcuni strumenti che richiedono
una formazione meno precoce, potrebbe non consentirgli neppure di
accordare il proprio strumento?
Se non si scenderà nel concreto delle norme, che sono poi
quelle che resteranno, una volta cessato il lavoro delle
commissioni di esperti, non ci si potrà poi sorprendere se la realtà del
liceo musicale sarà diversa da come la si era immaginata. Soprattutto,
alla luce del fatto che il Ministero si è premurato di raccogliere, con
una adeguata attenzione, il parere degli esperti e del mondo dei
Conservatori, risulterà impossibile non riconoscere un forte alibi per
qualsiasi errore tecnico da parte dell’Amministrazione.
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Necessità di vigilare
sulla normativa che verrà effettivamente licenziata |
SL
Per finire, una
domanda di carattere generale. Tu citavi all’inizio un dato forte: c’è
molta domanda di istruzione musicale, e di conseguenza di liceo
musicale. Come si spiega, in tempo di crisi economica e di
disoccupazione crescente, l’interesse per un campo così apparentemente
“inutile” dal punto di vista economico?
CF
Le ragioni possono
essere molte, e non tutte della stessa qualità. Ci metto anche i
talent show, vedi De Filippi o X-Factor, Saranno famosi e
simili. Non mi scandalizza: a fronte di un’esperienza reale e motivante,
un ragazzo può partire da lì e arrivare a una buona esperienza musicale.
A parte questo, devi considerare che ci sono persone che spendono cifre
considerevoli per far studiare musica ai loro figli in scuole private.
Perché? Non è facile dirlo. Forse, c’è più consapevolezza culturale
nella società che non nella classe dirigente. Ci sono genitori delle
elementari, strenui difensori della scuola pubblica, che quando si parla
di musica sono pronti a tassarsi. Molti forse notano che l’eccessiva
concentrazione verso la formazione “utile” crea nei ragazzi esigenze di
espressione, che non trovano risposta nelle altre discipline. La scuola
tende a “teorizzarsi” sempre più, la musica si offre come una pratica
attiva. E purtroppo Educazione musicale non beneficia di questa
domanda, che è domanda di partecipazione ad attività più che di sapere
teorico. I miei allievi fanno una quantità di ore al di là dell’ambito
scolastico, con tante esecuzioni esterne: e i genitori sono lì pronti a
seguirli, accompagnarli in macchina, trasportare strumenti, aiutare a
organizzare. Evidentemente ci vedono una dimensione umana, una risposta
a necessità interiori dei ragazzi, che ritengono di dover assecondare.
SL
Questo è molto bello,
ma riguarda una fascia in cui prevalgono i valori educativi su quelli
pre-professionalizzanti. Ma tu parlavi all’inizio anche di una forte
pressione per il liceo musicale, e lì è in gioco il “che cosa farò da
grande”.
CF
Intanto c’è già oggi una forte risposta a qualunque tipo di attività
musicale (coro, complessi di vario genere) sia proposta da scuole
superiori. Quanto al liceo musicale, come dicevo all’inizio, se sarà
fatto bene potrà scompaginare la tradizionale gerarchia valoriale dei
licei, che vede l’artistico e l’istituto d’arte in coda (anche il
Conservatorio, da questo punto di vista, non è piazzato troppo bene).
Invece il liceo musicale potrebbe perfino diventare un liceo d’élite,
avere un’utenza socialmente forte. Che però vorrà una garanzia di
qualità su tutto il liceo e non solo sulla parte musicale: cioè
una scuola di qualità anche per i ragazzi che decideranno di andare
altrove, e non all’AFAM. Non sono sicuro, e lo dico senza pregiudizio,
che gli attuali licei annessi ai Conservatori diano questa garanzia,
essendo – almeno a livello d’immagine – sbilanciati sul versante
musicale.
SL
Viene da pensare che
il Comitato di Berlinguer abbia seminato bene...Certo si tratta di
testimonianza, ma ha un forte impatto l’idea che un ex ministro
dell’istruzione dedichi la sua terza età a una causa così “di nicchia”
come quella dell’insegnamento pratico della musica in ogni ordine di
scuola. O forse, non è più così “di nicchia”: sarebbe un bel progresso
per un paese come il nostro. Ci sono nella società istanze più mature di
quanto trovi risposta nelle istituzioni?
CF
Più di quanto
immaginiamo e ciò mi porta ad essere ottimista. Con altrettanta nettezza
devo dire che non ho mai condiviso le ricorrenti lagnanze su un continuo
peggioramento della formazione dei ragazzi nelle scuole d’oggi. Sarà
perché insegno uno strumento che ha visto in questi anni una forte e
positiva evoluzione ma mi sento di dire che i miei ragazzi – e parlo dei
miei perché non voglio offendere nessuno – sono certamente più preparati
di quanto lo ero io. Ogni anno, all’uscita della terza media, ce n’è
qualcuno che suona come ai miei tempi si suonava al 5° anno.
SL
Questo è
incoraggiante, e lo si deve considerare un buon auspicio. Grazie. |
Perché c’è “fame” di
istruzione musicale? |
(13 dicembre 2009) |