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DIDATTICA

sei in: DIDATTICA>QUADERNI DELLA RIFORMA/STRUMENTISTI/REDAELLI

I quaderni della riforma/Strumentisti


Le risposte di
STEFANIA REDAELLI
 

Stefania Redaelli, insegnante di musica da camera al Conservatorio di Vicenza. Docente dal 1984. Ha suonato con Accardo, Bartoli, Bellocchio, Brunello, Filippini, Krilov, Meloni, Meunier, Nordio, Quarta, Rizzi, Tchakerian. E’ presente nelle piu’ importanti sedi musicali e per la Rai ha suonato ai Concerti al Quirinale e per Radio3Suite. Ha inciso per Warner Fonit Cetra, AS disc, Stradivarius e Dynamic.

Molti fra i fautori della riforma consideravano necessaria una migliore formazione musicale dello strumentista al di là dello studio dello strumento, più di quanto fosse previsto dall’ordinamento del 1930. I nuovi percorsi comprendono dunque armonia, analisi, storia, e la presenza di Teoria della musica e di Esercitazioni corali anche nel periodo superiore. Qual è la tua opinione in proposito?

La mia opinione e’ che tutto il percorso, comunque venga formulato, debba essere finalizzato all’esecuzione e all’interpretazione. Benissimo che l’armonia, l’analisi, la storia, ma anche il canto corale, siano presenti fino alla fine degli studi. Ma che abbiano una finalita’, che contribuiscano effettivamente alla formazione di un “esecutore” e non siano disgiunti dalla formazione strumentale.

Il nuovo assetto didattico prevede che la competenza dell’insegnamento dello strumento si articoli su più discipline. Per esempio: Prassi esecutive e repertori (che è il vero e proprio insegnamento dello strumento), Metodologia dell’insegnamento strumentale, Trattati e metodi, Letteratura dello strumento, Fondamenti di storia e tecnologia dello strumento, Tecniche di lettura estemporanea, Improvvisazione allo strumento. Tutte queste discipline – o meglio quelle che ogni istituzione sceglierà – sono di competenza dei docenti dello strumento “principale”. Tuttavia è prevedibile che lo studente le studi sotto la guida di diversi docenti dello stesso strumento.
Come vedi questa articolazione su più discipline della competenza strumentale?
E come vedi l’ipotesi che i tuoi studenti studino altri aspetti dello strumento con altri colleghi docenti dello stesso strumento?

Dipende dalle competenze dell’insegnante. Potrebbe essere un unico docente, oppure la materia puo’ essere “spalmata” su diverse docenze, e non e’ detto che debbano essere dello stesso strumento; penso, ad esempio, a materie come “lettura estemporanea” o “improvvisazione”. Sta alle singole Istituzioni stabilire le competenze ed assegnare i compiti. Trovo comunque che, data l’eta’ degli allievi, studiare con diversi docenti sia altamente formativo.

Uno dei motivi di diffidenza da parte di non pochi docenti di strumento verso il curricolo dell’alta formazione è il timore che lo studio dello strumento possa perdere la centralità che ha nell’ordinamento del 1930. Condividi questa proccupazione? Se sì, pensi che questo rischio possa essere ridotto dalle singole istituzioni nella fase di definizione del proprio curricolo locale?

Questo e’ il problema piu’ importante. Ho sentito troppe volte affermare che si abbassera’ il livello di preparazione, che bisogna tenere basso il profilo, che il primo livello non puo’ corrispondere al livello del vecchio diploma. Perche? Sicuramente c’e’ un margine di autonomia delle singole Istituzioni che deve essere sfruttato per cercare di mantenere alta la centralita’ dello studio dello strumento.

La musica da camera assume nel curricolo un ruolo che non vi aveva nell’ordinamento del 1930. Sia come quantità, sia per la regolare verifica con esami.
Come giudichi questa innovazione dal punto di vista del docente di strumento (se questo è il tuo caso) e da quello del docente d’insieme (se questo è il tuo caso)? Potranno generarsi delle “contese territoriali”?

Sono docente di musica da camera per cui vedo positivamente il nuovo ruolo assunto dalla mia materia. Il repertorio cameristico non viene piu’ considerato elemento “aggiuntivo” nella formazione strumentale, ma parte integrante. Non ritengo si possano verificare “contese territoriali” se il rapporto fra i docenti si basa su una costruttiva collaborazione.

Pensi che le convenzioni fra Conservatori e Licei per dar vita ai nuovi Licei musicali possano comportare un rischio di “secondarizzazione” dei Conservatori, o portare a modificare in qualche modo lo stato giuridico dei docenti?

Assolutamente no. Ritengo fondamentale l’istituzione di convenzioni fra Conservatori e Licei musicali; penso anche che il Conservatorio dovrebbe rendersi disponibile per una sorta di “supervisione” nelle scelte scolastiche, dei programmi, ecc., ed offrire supporto quando questo venga richiesto.

Altro?

Nonostante i dieci anni di sperimentazione della Riforma, faccio fatica ad immaginare il Conservatorio nel momento in cui saranno esauriti i corsi tradizionali e saremo “a regime”, bruttissimo modo di dire.. il timore frequente dell’Universita’ senza allievi, del rapporto squilibrato fra docenti-studenti; mi e’ piu’ facile pensare ad una scuola che abbia moltiplicato i suoi rapporti con le altre realta’ musicali presenti, che abbia stipulato convenzioni, e non solo con i Licei, che sia  sempre punto di riferimento importante per la formazione musicale, a qualsiasi livello. Forse non era proprio questo il vero senso della riforma; in ogni caso, fino a quando non esisteranno percorsi alternativi autonomi, sara’ necessario che il Conservatorio, nell’ambito della propria autonomia, mantenga una posizione di centralita’ anche nella formazione di base.

(marzo 2010)

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