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MUSICA CONTEMPORANEA E ALTA FORMAZIONE

di Mauro Bonifacio*


Una domanda, per iniziare

La ragione di queste brevi note si può riassumere in una domanda riguardante la presenza e il ruolo della musica contemporanea nei programmi di studio, di ricerca e nelle produzioni degli istituti AFAM. Viene sentita, tale presenza, come parte necessaria di un percorso di apprendistato? A me sembra, ancora oggi, qualcosa di occasionale, ovvero un importante aspetto dell’esperienza degli studi musicali (a maggior ragione quelli della fascia superiore) trascurato dall’offerta formativa, dalla riflessione sull’innovazione didattica da parte degli organismi gestionali e mediamente lontano dalla vita didattica e produttiva dei Conservatori. Occorre prima di tutto allargare la sensibilità verso la bellezza e la conoscenza dei capolavori della musica recente e contemporanea, ampliando i repertori, lo studio delle tecniche e dell’interpretazione all’interno degli istituti di Alta Formazione. Ma sarà importante, parallelamente, programmare lezioni-concerto, lezioni aperte, iniziative divulgative portate nelle scuole di ogni ordine e grado, in ambiti esterni al Conservatorio: in generale, tutto ciò che sia capace di promuovere, diffondere e sviluppare una cultura della musica contemporanea. Le giovani generazioni di interpreti (e di ascoltatori) devono essere coinvolte in valori musicali e estetici nuovi, esposte agli stili e alle tendenze del nostro tempo, infine indirizzate verso la ricerca di relazioni sempre più stimolanti tra la musica del passato e quella più recente. La conoscenza della contemporaneità rappresenta un valore indispensabile alla professione del musicista e trovo ormai inderogabile, nell’ambito dell’offerta formativa di un istituto di Alta Formazione, l’esigenza di programmare razionalmente tale attività destinandole risorse adeguate e stimolandone la progettualità.


Ruolo del Responsabile di progetto

Considerando l’esperienza specifica del Conservatorio di Milano, cioè il lavoro svolto nell’ambito del Laboratorio di musica contemporanea (LMC) tengo a sottolineare come l’impostazione differisca in modo sostanziale da una serie di lezioni standard, individuali o collettive che siano. Non si tratta infatti di un corso tradizionalmente inteso ma - mettendo a contatto differenti esperienze teoriche e pratiche, di più docenti e più categorie di studenti - finalizza il lavoro didattico, in periodi circoscritti, verso una produzione in cui innovazione didattica e ricerca convergano, risultando elementi distintivi e determinanti. Il compito di uno o più Responsabili di progetto (ruolo che comprende ideazione, organizzazione oltre che specifiche competenze musicali e didattiche) sarà quindi decisivo. Ogni Istituto di Alta Formazione, tuttavia, dovrebbe - ciascuno con differenti identità e risorse - avere il coraggio di puntare di più su quei progetti innovativi in grado di qualificare e rendere unica la propria offerta formativa. In tale prospettiva, tuttavia, sarà indispensabile definire alcune regole di base, nel rapporto tra Istituto e docenti incaricati: un aspetto, questo, decisamente migliorabile anche a Milano. Ecco, dal mio punto di vista, le principali:

- attenta definizione dei ruoli di docenti e responsabili (interni ed esterni), definendo con precisione competenze, incarichi, programmi e obiettivi, riconoscendo i necessari finanziamenti per la gestione e i compensi

- impiego di adeguate risorse organizzative (pubblicità/comunicazione/stampa) e strumenti (le sale prova, anzitutto, e documentazione audio-video)

- controllo e valutazione intransigente dei risultati


Progettualità in un sistema pluriennale

Nel caso del LMC parliamo soprattutto di musica d’insieme riferita al repertorio contemporaneo. Strumentisti, cantanti, direttori e compositori: queste sono le esperienze e le potenzialità che interagiscono nel Laboratorio. Si tratta di un lavoro complesso, non agile, che coinvolge un alto numero di studenti e richiede strategie, pianificazione, organizzazione e competenze specializzate. In primo luogo occorre rendere automatico un sistema di segnalazioni da parte dei docenti per individuare la disponibilità di studenti strumentisti, cantanti e direttori tecnicamente preparati, affidabili, interessati: in una parola, adeguati al compito e al tipo di lavoro. Solo così si potrà proporre una programmazione realistica, compiendo le migliori scelte di repertorio e di pianificazione del lavoro. Uno schema semplice e razionale potrebbe somigliare a questo: lo studente del Triennio che si iscrive al Laboratorio partecipa a 1 o 2 cicli di lavoro (un trimestre ciascuno), distribuiti in 1 o 2 anni; una volta formati gli ensemble, l’anno seguente - se ci sono le condizioni - si affideranno ai migliori gruppi alcune produzioni e attività di collaborazione (anche se nel frattempo alcuni studenti coinvolti si fossero diplomati o laureati). Le attività di servizio e collaborazione servono in termini didattici e pratici al Conservatorio e fanno risparmiare denaro (ad esempio in occasione degli esami di Direzione d’orchestra per il repertorio contemporaneo o per gli esami di Composizione del Triennio), mentre i concerti ad alto livello - in sede interna ed esterna - rappresentano la migliore immagine e promozione dell’attività del Conservatorio.


Spazi e sale prova

La disponibilità di una sala prove adeguata è imprescindibile premessa di un serio lavoro su questo tipo di repertorio. Non si può, in generale, provare o eseguire nessun tipo di musica d’insieme in spazi angusti, con suoni che si ‘schiacciano’ gli uni sugli altri e ai quali si sovrappongono suoni provenienti da altre aule: men che meno musica che vive di estremi contrasti dinamici, preziosismi timbrici, ove ogni autore e ogni brano richiedono un suono differentemente caratterizzato, ove andrà estremamente acuita la capacità di ascoltarsi tra i componenti dell’ensemble. Pensando a dettagli pratici, dovrà essere facilitato il trasporto di alcuni strumenti (percussioni, arpa...), mentre leggii, sedie e accessori dovranno risultare rapidamente disponibili. Per il periodo conclusivo di ogni progetto è facile immaginare, dunque, che la sala prove debba essere una sala da concerto. Almeno un altro spazio più piccolo sarà necessario per le prove preliminari, le prove occasionali di chi attende il suo turno in sala o prova brani diversi mentre si svolgono le prove in sala. Sarà molto importante, inoltre, poter accedere a un professionale parco strumenti: dai pianoforti - accordati e di qualità - agli strumenti in prestito come flauto in sol, ottavino, clarinetto basso, per esempio, spesso richiesti da questo repertorio.


Moduli di lavoro, calendari, sinergie

E’ preferibile dar luogo a moduli brevi, che impegnino i partecipanti per periodi circoscritti: un massimo di 3 mesi dalla consegna dei materiali d’esecuzione alla produzione. A livello di ensemble potrebbero essere sufficienti 10 giorni di lavoro conclusivo per ogni produzione, ma credo sia fondamentale elaborare piani di lavoro in grado di integrarsi vicendevolmente, rendendosi compatibili con le molteplici attività di uno studente. Sarà indispensabile, per gli studenti che scelgono di lavorare nel LMC, concordare periodi di lavoro non sovrapposti tra corsi d’insieme come Musica da camera, Quartetto, produzioni di orchestra. Si dovranno inoltre ideare sinergie con altri corsi e creazione di progetti comuni con Composizione, Musica da camera, Prassi esecutiva contemporanea, Storia della musica, Musicologia, Nuove tecnologie, nonché con gli artisti ospiti invitati a tenere Master class.


Produzioni, organizzazione, budget

Elenchiamo ancora, schematicamente: pianificazione con largo anticipo (1 anno-1 anno e mezzo) degli impegni concertistici con organici ed esecutori scelti e impegnati con largo anticipo; produzioni distribuite tra cicli di lezioni aperte, lezioni-concerto, eventi e brevi stagioni concertistiche; favorire tutto ciò che concerne scambi con enti e istituzioni internazionali; prevedere collaboratori che si occupino efficacemente del noleggio materiali, dei rapporti con gli Editori, delle proposte verso Enti e Istituzioni, della pubblicità e della comunicazione. Per realizzare tutto quanto abbiamo descritto credo sia necessario, una volta stabilito un certo impiego di risorse economiche, prevedere anche una forma di autonomia di gestione del budget.


Qualche altra domanda, per concludere

Fondi ministeriali scarsi?
Da anni i Ministeri tagliano i fondi – la tendenza è questa – forse, non è escluso, al fine di incoraggiare la trasformazione di alcune Accademie in Fondazioni private. Altre risorse andranno allora cercate. Le Amministrazioni devono muoversi con decisione su questo fronte, oppure – sarò esplicito – gli organi direttivi dovranno compiere differenti scelte, operando a propria volta tagli dell’offerta formativa.

In questi anni abbiamo realizzato molto, credo, con risorse minime. Ma bisognerebbe esser certi di aver impiegato al meglio quelle risorse - per la didattica, intendo. Forse dovremmo ridurre le dimensioni del progetto d’Istituto (se non vogliamo ridurre la qualità, naturalmente)? La realtà, attualmente, è che noi progettiamo, veniamo nominati per svolgere corsi e realizziamo i progetti didattici del Nuovo Ordinamento; qualcuno ci mette tutto il proprio impegno al fine di innovare contenuti e obiettivi, alzando il livello dell’offerta dei Conservatori. Non possiamo, però, venire ‘premiati’ solo con altre ore da svolgere nel successivo anno accademico… Se ci sono poche risorse, impieghiamole razionalmente tagliando qualche attività, avendo il coraggio di compiere delle scelte. 

Didattica, produzione e ricerca. Ogni progetto del LMC di Milano - e così dovrebbe essere per ogni corso o indirizzo AFAM - comprende queste tre aree di attività citate all’inizio dello Statuto del Conservatorio. Quali sono i canali per ottenere sovvenzioni - ministeriali e non - in questi ambiti? Soprattutto alla parola ‘ricerca’ noi dovremmo dare, credo, un senso e un significato meno evasivo. E ci sono probabilmente docenti che già stanno dando molto e altri ancora che avrebbero altrettanto da dare all’interno di una progettualità nuova, orientata pienamente verso l’obiettivo di un’alta formazione artistica. 

Infine, il ‘prodotto’ concreto, visibile, di queste attività di ricerca (per esempio una lezione-concerto, uno spettacolo, il frutto di una ricerca compositiva, tecnologica o musicologica) può essere utilizzato a fondo in tutti i suoi aspetti, valorizzato, diffuso, commercializzato?

*responsabile del Laboratorio di Musica contemporanea del Conservatorio di Milano

contatti: team@aasp.it