Working
with Music verso il terzo
anno
Diplomati dei Conservatori italiani vanno all’estero per un tirocinio professionale
Colloquio con Lucia Di Cecca, coordinatrice del progetto
di Sergio Lattes
Nel nostro
precedente colloquio
abbiamo delineato in che cosa consiste Working with Music. Parliamo ora di come
funziona, cominciando magari dalla sua collocazione istituzionale. E in che cosa
i vostri tirocini all’estero differiscono da quelli di Erasmus.
Anche Erasmus finanzia periodi di tirocinio (placement)
oltre che periodi di studio, ma sono rivolti a studenti. WWM fa parte del
programma Leonardo da Vinci, destinato alla formazione professionale, e finanzia
tirocini di diplomati. Ci sono poi differenze nelle durate (i nostri
abbiamo scelto di farli durare 20 settimane), negli importi delle borse,
nell’organizzazione. WWM si configura come un progetto, con un suo ciclo di vita
e una struttura appunto progettuale. Sia Erasmus che Leonardo fanno parte di un
programma più ampio, il Lifelong Learning Programme, iniziato nel 2007, che
termina nel 2013 e oltre a Erasmus (Università) e Leonardo (formazione
professionale) comprende Comoenius (per le altre scuole), Grundvig
(apprendimento degli adulti), e il programma trasversale. Lifelong Learning
finisce nel 2013, ad esso farà seguito un nuovo Programma di cui ancora non
si conoscono i dettagli. Il Leonardo a sua volta si articola in varie azioni. Noi
facciamo parte dell’azione PLM, che si occupa di mobilità di persone sul mercato
del lavoro.
Vediamo
quali sono gli istituti coinvolti come “enti di invio”,
e quanti i giovani che hanno fatto il tirocinio all’estero.
Alla seconda edizione (in corso) partecipano 6 istituti: i
Conservatori di Frosinone L’Aquila e Trieste, che erano il gruppo del primo
anno, e quelli che si sono uniti al secondo: Torino, Genova e l’IMP di Livorno.
Siamo così arrivati a inviare all’estero quasi 50 diplomati. Il 1° settembre
2012 parte la terza edizione, nella quale si
aggiungeranno i Conservatori di Padova, Verona e Monopoli.
Come funzionano i rapporti
fra gli enti d’invio, cioè le istituzioni accademiche, e i partner che ospitano i tirocini?
Gli enti di invio (i Conservatori italiani) e
quelli ospitanti devono firmare una lettera d’intenti dove assumono
determinati impegni di qualità richiesti dal progetto. Abbiamo voluto fin dall’inizio che i partenariati ospitanti fossero
responsabilità del Conservatorio di invio. Quindi ciascuno, entrando, ha portato
“in dote” i propri enti ospitanti.
Per fare un esempio, Padova si è candidata presentando un
partner importante, la Fondazione Gulbenkian.
Questo modo di operare ha molti aspetti positivi: tu
conosci i tuoi studenti, li scegli, sei responsabile dei rapporti con gli enti
ospitanti. Che talvolta sono delicati, specie se si tratta di orchestre, di
organizzazioni musicali, di festival. Occorre molta attenzione: non puoi
sbagliare nella scelta delle persone che invii. E perciò è bene che ciascun ente
di invio sia responsabile verso i propri partner ospitanti.
Come
avviene la scelta dei diplomati da inviare.
Il progetto prescrive dei criteri per la scelta delle
persone da inviare. Generalmente si crea un circuito virtuoso, in cui si candida
chi è effettivamente in grado di fare una determinata esperienza. A Frosinone,
che è ovviamente la situazione che conosco più da vicino, non ci è mai accaduto
di dover respingere una domanda. Spesso poi capita che i ragazzi stessi si
attivino e propongano le destinazioni del tirocinio cui aspirano.
Comunque i criteri di selezione sono formalizzati.
Curriculum accademico, curriculum vitae (e quindi esperienze professionali),
competenze linguistiche, demo prodotte dai candidati (devono essere
video, non solo registrazioni audio) sulla base delle richieste degli enti
ospitanti. Per esempio se si tratta di un tirocinio in un’orchestra, il video
comprenderà il primo tempo di un concerto di repertorio, uno o due pezzi liberi,
e dei passi orchestrali che spesso sono indicati dai stessi enti ospitanti, con
riferimento alle produzioni che faranno nel periodo della permanenza del
candidato. C’è infine il requisito dell’accettazione da parte dell’ente
ospitante.
E
l’equilibrio fra domanda e offerta?
Talvolta abbiamo difficoltà a erogare tutte le borse
disponibili. I candidati non sono molti, e non sempre soddisfano tutte le
condizioni. La domanda c’è. Per fare un solo caso, la Germania (che è il paese
europeo con il maggior numero di orchestre) in questo periodo riduce la spesa,
accorpa le orchestre e ne riduce gli organici. E ha istituzionalizzato la figura
del praktikant, pienamente regolamentata.
Naturalmente il livello richiesto è molto alto, e nella
possibilità di inviare i nostri diplomati conta anche molto il rapporto di
fiducia che ogni ente di invio riesce a costruire nel tempo con gli enti
ospitanti. Occorre prendere bene le (proprie) misure all’atto di entrare in un
progetto. Costruire un partenariato è molto complesso, e non avere poi da
inviare diplomati che siano al livello delle richieste andrebbe a deteriorare
una partnership costruita tanto faticosamente.
Quali
ragionamenti, quali motivazioni spingono un diplomato a fare un’esperienza di
questo tipo?
Tento una sommaria casistica. Fare un’esperienza
professionale. Fare un’esperienza di vita. Ritornare in una istituzione dove si
è stati con una borsa Erasmus. Magari dove si è iniziata una storia personale.
Andare in una città o in un ambiente dove si ha già avuto occasione di stabilire
rapporti professionali. O semplicemente avere una occasione e un supporto per
entrare in contatto con l’ambiente musicale di una città importante.
Ora
raccontiamo un po’ il progetto attraverso i casi concreti.
Le specialità e le destinazioni sono le più varie. Ci sono
strumentisti che vanno in orchestre, pianisti accompagnatori che vanno in
teatri, altri che vanno in Conservatori come accompagnatori per le classi di
strumento. Altri diplomati vanno a fare attività di supporto alla direzione di
organizzazioni musicali. Per esempio abbiamo adesso un diplomato a Berlino:
collabora con una istituzione di concerti che si occupa soltanto di musica del
XXI secolo. L’ha trovata lui stesso, e ha proposto loro la partnership nel
nostro progetto. Anche da altri ragazzi sono venute proposte di enti ospitanti
con cui loro stessi erano in contatto, e devo dire che sono state sempre
proposte “buone”, di qualità. Un altro esempio: un ragazzo che è andato
quest’anno al Mozarteum di Salisburgo, e lo ha proposto lui come ente ospitante.
E’ un violoncellista, voleva continuare un duo con un chitarrista che aveva
conosciuto in un soggiorno Erasmus a Tallin, in Estonia, e che nel frattempo era
entrato al Mozarteum. Il nostro è dunque andato con WWM come collaboratore nella
classe di musica da camera, e questo gli ha permesso di continuare l’attività di
questo particolare duo. Altri casi interessanti riguardano il Lemmensinstituut
di Leuven (Lovanio, Belgio). Ci chiede chitarristi per insegnare la loro
disciplina come “secondo strumento” nella formazione degli insegnanti di musica
per la scuola. Un altro bravo chitarrista (andrà l’anno venturo) ha preparato
invece una tesi di didattica strumentale centrata sull’apprendimento dello
strumento attraverso il versante compositivo, cioè attraverso esperienze di
micro-composizione. In questo caso ha avuto un peso importante la proposta di
tirocinio formulata dal candidato, è stata un vero progetto che è sembrato molto
innovativo e ha interessato molto. Abbiamo poi inviato una cantante, che insegna
il canto come seconda disciplina perché a Leuven tutti gli strumentisti devono
studiare canto per un certo numero di anni (interessante, no?). Ha anche
collaborato alla messinscena di un’opera, e ha insegnato italiano. E ancora: due
ragazze andranno quest’anno come cantanti al Festival del Tirolo di Erl. E due
organisti sono andati ad Amsterdam nella Oude Kerk, dove hanno lavorato sia come
organisti che come figure di supporto al coordinamento delle attività musicali
(la Oude Kerk organizza un festival). E, finito il tirocinio, ci sono rimasti
come assistenti.
Un caso
di “esportazione di cervelli”....
E non è l’unico caso. Una nostra compositrice, Enrica
Sciandrone, aveva seguito in precedenza un master al Royal College di Londra.
Con il primo bando di WWM ha proposto di andare come assistente alla docenza
presso l'insegnante con cui aveva studiato a Londra, alla cattedra di
Composizione per film. E’ stata accettata, e ha fatto sia tutoraggio agli
studenti che, dopo un po’, una vera e propria docenza in seminari. Alla fine del
tirocinio è stata assunta per Composition for screen, con un contratto: è
la più giovane docente del Royal College, ed è la prima donna a insegnare questa
disciplina in quella istituzione.
Un’altra esperienza interessante è stata quella dei musicoterapisti. All’Aquila
c’è questo corso, in collaborazione con l’Università. Due diplomati sono andati
con WWM alla clinica psichiatrica annessa all’Università di Leuven, dove la
figura del musicoterapista fa parte organica della struttura, e ce ne sono
parecchi. E lì fra l’altro hanno potuto misurare il valore della loro
professione, che in Italia è ancora abbastanza poco considerata.
Sarebbe interessante
conoscere queste esperienze dalla viva voce di chi le ha fatte...
Infatti. L’anno scorso, dopo l’estate, abbiamo prodotto un
video con le interviste ad alcuni dei ragazzi che avevano partecipato al
progetto. Adesso ne è stato prodotto un secondo, con le interviste che abbiamo
fatto nel meeting di Fiuggi lo scorso marzo. I video sono entrambi sul sito del
progetto, i link per vederli sono:
http://www.youtube.com/watch?v=kWxQpO7xylE&feature=plcp per il 2012, e
http://www.youtube.com/watch?v=fVG-x5D6vEo&feature=plcp per il 2011. Le
interviste sono state condotte da giornalisti di una
TV locale, FiuggiWeb TV, in piena autonomia.
I
giovani che fanno questa esperienza aspirano ad andare a lavorare stabilmente
all’estero?
Alcuni come dicevo hanno effettivamente fatto questo
percorso. Altri forse ci hanno pensato. Ma in prevalenza penso si possa dire che
sono ragazzi che trovano o troveranno una collocazione in Italia, portando in sé
il valore di una esperienza importante all’estero, con tutto quel che ne
consegue sia sul piano professionale che su quello della maturazione personale.
Giugno 2012
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