PERCHE' ODIAMO LA MUSICA CLASSICA MODERNA?
Intorno a un articolo di Alex Ross sul Guardian
E' quasi intraducibile in
italiano il titolo di un brillante
articolo di Alex Ross, critico musicale del
New Yorker, uscito sul quotidiano inglese The Guardian il 29
novembre 2010. L'articolo è stato tradotto e ripreso da Repubblica l'8
gennaio 2011, col titolo
Per chi suona la musica colta, accompagnato e
presentato da un intervento di Alessandro Baricco (Perchè
ci piace Pollock e la musica colta no?) che è valso a portare
l'argomento in prima pagina. Per l'Italia, comunque un risultato.
La domanda
intorno a cui si svolge il ragionamento di Ross è: perchè l'arte moderna ha un
pubblico e la musica moderna no? Intorno a questo interrogativo Ross da un lato
mette in risalto la mancanza di strategie e di investimenti in marketing, in
pubblicità, in comunicazione da parte di chi organizza la musica moderna (o
contemporanea); dall'altro sottolinea ancora una volta l'"ossificazione" della
musica classica e della sua organizzazione sociale, e la sua riduzione alla
"lucidatura maniacale di una vetrina". E reclama la necessità di lanciare
coraggiosamente ponti fra i generi, per non perdere pubblico.
Ross non è
nuovo a questi temi. Noto in Italia per il suo libro
Il resto è rumore (Bompiani), dedicato alla musica del XX secolo e
molto apprezzato per il suo taglio innovativo, ha scritto successivamente il suo
secondo,
Listen to this (ad
oggi, febbraio 2011, non ancora disponibile in
italiano). Il primo capitolo di quest'ultimo libro, intitolato appunto Listen
to this-Crossing the border from Classical to Pop, è un
lungo articolo che
egli aveva pubblicato, con titolo analogo, nel febbraio 2004 sul New Yorker cui collabora da oltre
15 anni.
In questo testo è esposta una vera e propria storia del modo di
consumo della musica, e in particolare dell'emergere del costume di suonare i
"classici" a un certo punto della storia dell'Occidente, laddove quegli stessi
classici erano nati per essere "contemporanei". In particolare egli ricostruisce con
grande precisione i modi in cui l'America ha metabolizzato la tradizione colta
europea, e l'ha per un verso modificata e sviluppata, e per altri versi
ulteriormente "ossificata", a seconda dei climi politico-culturali che si sono
succeduti nella società statunitense.
Non tutti,
negli Stati Uniti, sono però dell'idea che la musica moderna (e contemporanea)
sia in cattiva salute. C'è invece chi pensa addirittura che essa salverà il
mondo: lo sostiene
questo
articolo sul New Music Box, la ricca rivista-web dell'American
Music Center. Entrambi portatori di un approccio molto aperto e disinibito
alla nuova musica americana.
I link
soprastanti vi conducono ai testi fin qui citati.
Sui temi
sollevati da Ross (e da Baricco) abbiamo raccolto e vi offriamo qui di seguito
alcune riflessioni, delle quali siamo grati ai rispettivi autori: due
giornalisti, un compositore, un organizzatore musicale, uno strumentista, un
organizzatore/strumentista.
(s.l.)
febbraio 2011
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