A che punto è l’avvicinamento
delle istituzioni AFAM al progetto AlmaLaurea
Conversazione con Valentina Pollio e Lorenza Codignola Bo,
componenti del nucleo di valutazione del Conservatorio di Genova, e del gruppo
di lavoro nazionale AlmaLaurea/Afam
Sergio Lattes - Per chiarezza diciamo sommariamente quali
sono le linee lungo le quali ha preso a svilupparsi un rapporto fra le
istituzioni AFAM e il Consorzio AlmaLaurea.
Valentina Pollio – Per quanto riguarda il Conservatorio
Paganini di Genova, nel corso del 2010 il nucleo di valutazione, considerata
l’esigenza di monitorare gli esiti occupazionali dei diplomati, ha preso
contatti con il consorzio AlmaLaurea e con un paio di Conservatori che si
stavano interessando all’argomento al fine di valutare la possibilità di
estendere i servizi offerti dal consorzio anche al settore artistico/musicale.
Tra questi servizi era di nostro interesse anche la raccolta delle opinioni
degli studenti sull’esperienza formativa appena conclusa.
SL – Queste sono scelte genovesi o obiettivi generali?
VP – Direi che sono obiettivi
generali. Per quanto riguarda il monitoraggio degli esiti occupazionali,
essendo stati tra i primi nuclei di valutazione istituiti, possiamo dire di
esserci attivati fin da subito per avviare l’indagine. Così come prioritaria
per noi è stata la raccolta delle opinioni degli studenti, questione tanto più
importante perché è già obbligo di legge. Ma al di là di ciò, vorremmo che la
compilazione del questionario non fosse soltanto un assolvimento del compito sul
piano formale, ma rappresentasse la possibilità di ottenere spunti interessanti
e di riflessione per migliorare l’offerta del Conservatorio.
Lorenza Codignola – Il nucleo di valutazione del Conservatorio di Genova
è arrivato ormai alla quarta tornata della distribuzione del questionario agli
studenti. E abbiamo dovuto constatare, con una certa sorpresa, che il tasso di
risposta è stato molto deludente. In primo luogo dal punto di vista numerico
poiché i questionari sono stati compilati in numero molto esiguo. In secondo
luogo, la comunicazione relativa ad essi non ha fatto evidentemente breccia
perché gli studenti non hanno ancora capito l’importanza di questo strumento per
il futuro della loro scuola (coloro che hanno invece risposto hanno dato
globalmente giudizi positivi sull’Istituzione). Per tutte queste ragioni il
nucleo di valutazione
avrebbe ritenuto opportuno collegare la restituzione del questionario – anche
non compilato - ad un atto formale quale, per esempio, l’iscrizione. Cosa che
ancora non è avvenuta.
SL – In alcuni istituti, (per esempio a Milano) si è
pensato di “somministrare” il questionario al momento dell’esame, beninteso
prima del voto.
VP – Dal punto di vista metodologico si possono seguire
modalità diverse ma tutti convengono che il momento topico dell’esame non sia
l’occasione adeguata. Generalmente, dovendo rilevare le opinioni degli studenti
frequentanti, si predilige la somministrazione ai due terzi del calendario di
lezioni. Per parte nostra avevamo pensato, come già detto, ad una forma di
obbligatorietà, nel momento della sua restituzione. Ovvero ogni studente dopo
averlo ricevuto lo deve restituire ma, se crede, ha il diritto di non
compilarlo.
Allo stesso tempo il ndv provvederà all’elaborazione
soltanto qualora il numero sia sufficiente da essere ritenuto statisticamente
significativo.
Per quanto riguarda invece gli esiti occupazionali, questo
è stato uno dei nostri primi interessi. Già nel 2006 abbiamo affrontato il
problema proponendo un’indagine con dei focus group, ma per una questione
di costi, considerata l’esiguità dei fondi disponibili in un Conservatorio, non
è stato possibile darvi seguito.
Con il rinnovo del nuclei di valutazione (2008/2011) e con
l’istituzione di un sempre maggior numero di ndv nei Conservatori italiani, abbiamo cominciato a
condividere il nostro percorso con altri poiché, certamente, l’esigenza non è
solo locale.
Durante il nostro lavoro e specialmente nel 2009 abbiamo
ritenuto importante intensificare i contatti con i Bologna experts, i
referenti del processo di Bologna negli istituti AFAM, che si sono fatti
portavoce presso il Ministero delle nascenti esigenze relative al monitoraggio
della condizione occupazionale del settore.
LC - Si è pensato quindi, proprio per affrontare questo
tema in modo “scientifico”, di appoggiarsi al Consorzio AlmaLaurea, che svolge
questi servizi per l’Università. E attualmente stiamo lavorando per modificare
gli strumenti usati da AlmaLaurea nell’Università allo scopo di adeguarli alle
specifiche caratteristiche del nostro settore.
Il primo incontro su questo tema è avvenuto nell’aprile
2010 a Bologna e come Conservatori hanno partecipato Bologna, Cesena, Genova,
L’Aquila, Parma, Trento, Trieste. Inizialmente poco più una decina di
istituzioni avevano espresso l’interesse di aderire al Consorzio ma il numero è
destinato a crescere visto anche l’interesse manifestato dal Ministero di
appoggiare tale iniziativa.
VP - AlmaLaurea nasce nel 1994
con l'intento di mettere in relazione aziende e laureati e di essere punto di
riferimento dall'interno della realtà universitaria per tutti coloro (studiosi,
operatori, etc...) che affrontano a vario livello le tematiche degli studi
universitari, dell'occupazione, della condizione giovanile. In
particolare cura il monitoraggio dei percorsi di studio degli studenti ed
analizza le caratteristiche e le performances dei laureati, oltre ad analizzare
l’efficacia del percorso formativo attraverso il monitoraggio degli sbocchi
occupazionali dopo uno, tre, cinque anni dalla conclusione degli studi. I
rapporti annuali prodotti dal Consorzio contengono una molteplicità di variabili
(ad es.: età alla laurea, voto di laurea, regolarità negli studi, titolo di
studio dei genitori, classe sociale di provenienza, valutazione dell'esperienza
universitaria, conoscenza delle lingue estere, conoscenze informatiche, lavoro
durante gli studi) utili ai nuclei di valutazione, alle commissioni impegnate nella didattica e
nell'orientamento, ed in generale agli organi di governo, per supportare i
processi decisionali e la programmazione delle attività di formazione e di
servizio destinate al mondo studentesco.
Tutta la documentazione prodotta è tempestivamente resa
disponibile sul sito AlmaLaurea, che è consultabile sia dalle aziende che sono
in cerca di laureati (la banca dati contiene oltre 1.500.000 di CV di cui circa
150mila all'anno tradotti anche in inglese) sia dagli studenti, che possono
consultare e rispondere direttamente alle offerte di lavoro pubblicate sul sito.
Con l’adesione al Consorzio si vuole raggiungere un duplice
obiettivo, quello di monitorare gli esiti occupazionali e quello di creare un
ponte fra le istituzioni e il modo del lavoro. E anche fra le istituzioni
stesse, perché nel sito esiste anche una “bacheca” dove le istituzioni
pubblicano informazioni sulla propria offerta didattica post laurea, consentendo
allo studente – per esempio – di scegliere un corso di specializzazione in una
istituzione diversa da quella di provenienza.
LC – A riguardo ci sono esempi anche nel campo
artistico/musicale: sappiamo che in conseguenza dell’autonomia scolastica alcuni
specifici corsi sono istituiti soltanto in alcuni Conservatori e il fatto di
disporre di una bacheca informativa può essere di grande utilità per l’utenza.
Con la riforma, le “vocazioni” di singole istituzioni potrebbero in qualche modo
manifestarsi o accentuarsi, e AlmaLaurea è lo strumento adatto a accompagnare lo
studente nelle sue scelte.
SL – A che punto è la “rimodulazione” degli strumenti di
AlmaLaurea per il settore Afam?
VP – Il gruppo di lavoro di AlmaLaurea-Afam sta lavorando
intensamente per rendere disponibili a breve sia il questionario sia il modello
di CV. Il questionario è quasi messo a punto. La creazione di un modello unico
di CV per tutto il settore artistico-musicale sta facendo emergere qualche
difficoltà.
LC – La rimodulazione va fatta in base alle specificità
degli studi – che si tratti di musica o di arti visive o di arte drammatica
eccetera. Per fare un esempio evidente, nel curriculum di uno studente d’arte
drammatica ci devono essere delle fotografie (o addirittura anche il peso
corporeo e il colore degli occhi) diversamente dal caso di uno studente di
musica.
VP – Il curriculum è lo strumento attraverso cui
AlmaLaurea
mette in relazione il diplomato con il mondo del lavoro. Si tratta perciò di
elaborare un curriculum-tipo per questo settore, che consenta di valorizzare le
esperienze formative e lavorative del diplomato e che possa essere estrapolato
agevolmente da un data-base, magari utilizzando delle parole chiave. Nel nostro
caso la tipizzazione è più complessa che all’Università. Se un’azienda ha
bisogno di dieci ingegneri che parlino il russo l’incrocio delle competenze sul
data-base è abbastanza semplice. AlmaLaurea volendo offre alle aziende anche un
servizio di pre-screening e selezione dei candidati. Nel settore
artistico-musicale un’offerta di lavoro può essere relativa anche ad una
singola prestazione. Questo richiede una diversa messa a punto degli strumenti,
e questo è un esempio di alcuni dei problemi che stanno emergendo nel lavoro.
A parte le specificità va però sottolineato che si sta
facendo il tentativo di costruire un unico data-base che comprenda Università e
Afam, per poter valorizzare anche le esperienze artistiche dei laureati, e
viceversa le competenze extra-artistiche dei diplomati Afam.
LC – Il gdl AlmaLaurea/afam sta quindi ora lavorando al
questionario e alle modifiche necessarie.
VP - Da aprile, per la condivisione dei materiali, è
attivo un sito web riservato al gruppo di lavoro. Fino ad ora si ci si è
occupati principalmente del questionario da somministrare agli studenti alla
fine del corso di studi. Si è cominciato a lavorare anche sul curriculum, come
detto prima, e sulle sue particolarità. Qui però bisognerà prima di tutto
ragionare sugli utenti potenziali di questi servizi, in modo particolare
ponendosi dal punto di vista di chi cerca un diplomato da assumere.
SL – A questo proposito: se pensiamo al lavoro propriamente
artistico, le valutazioni sono fortemente qualitative e molto individuali, e
sono fatte in genere da un direttore artistico. Si può pensare che un teatro
scelga un artista in un data-base?
LC – Vero, ma va detto che spesso le direzioni artistiche
si appoggiano alle “agenzie” del settore che a loro volta svolgono una lavoro di
data-base a carattere privato. E sappiamo che lo fanno talvolta in logiche di
scambio piuttosto che di qualità. In questo modo esse si prestano a diventare
veicolo di malcostume. Bisogna pensare che un giovane che voglia entrare in
un’agenzia trova spesso molti ostacoli: le audizioni non sono sempre trasparenti
e il costo non è un dato di fatto. Non mi faccio ovviamente illusioni, ma penso
che forse, gradatamente si possa creare un altro canale a fianco a quello dei
privati. Un canale che costituisca anche un elemento di risanamento.
VP – Va detto che questo non potrà in ogni caso essere l’unico
strumento di collocamento del diplomato, ma può essere uno strumento, una chance
in più, per alcuni, di trovare un lavoro. Deve essere visto come una
possibilità per incentivare l’occupabilità degli studenti nel mercato nazionale
e internazionale.
Non bisogna dimenticare che AlmaLaurea ci consentirà di disporre
per la prima volta di un sistema omogeneo e accreditato di dati, e di specifiche
indagini che ci forniranno una fotografia delle performance formative e
occupazionali dei diplomati del settore. Questo consentirà di monitorare e
confrontare su scala globale l’intero sistema educativo artistico-musicale
nazionale, facendo luce sui suoi punti di forza e di debolezza.
aprile 2011
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