ACCADEMIE DI BELLE ARTI/I DIRETTORI CHIEDONO LA COMPLETA ATTUAZIONE DELLA
RIFORMA, ALMENO PER LORO. UN SEGNALE DI ALLARME PER I CONSERVATORI
Rompendo il silenzio e il clima di generale
sfiducia, la conferenza dei direttori delle Accademie di Belle Arti (con una
lettera al ministro e alle commissioni parlamentari del 25 maggio 2011)
chiede con energia il completamento del processo di riforma.
Vengono puntualmente elencati tutti i passaggi
rimasti irrisolti: equipollenza dei titoli a quelli universitari, nuove norme
sul reclutamento dei docenti, risorse per il terzo ciclo e per la ricerca. E
viene denunciato il disagio ormai insostenibile di studenti e docenti dopo oltre
dieci anni dall'entrata in vigore della legge 508/99.
Di più: viene criticata la "messa ad esaurimento"
del personale docente, con conseguente richiesta di modifica della legge, e
viene chiesta l’equiparazione della docenza accademica a quella universitaria.
Con professori ordinari e associati, nonché con l'istituzione delle figure dei
ricercatori e dei tecnici di laboratorio. Va ricordato che le Accademie hanno
già due "vere" fasce di docenza.
Ma ciò che è più significativo è che le
Accademie chiedono di tirarsi fuori dalla generalità delle istituzioni AFAM, per
ottenere norme specifiche che differenzino le istituzioni in base alle loro
diversità strutturali e alle differenti condizioni di applicabilità della stessa
legge di riforma.
Difficile non vedere in questo un segnale di
allarme per i Conservatori di musica, dove la persistenza di fasce
d'insegnamento preaccademiche rende più problematica l'attuazione di quanto
richiesto dal documento.
giugno 2011 |